Terapia occupazionale e Sindrome di Dravet

TRACCE DI DUE CASE HISTORY 
di Yann Bertholom

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L’articolo prende spunto dall'intervento di Yann Bertholom al Meeting nazionale del Gruppo Famiglie Dravet, tenutosi a Grosseto il 12-15 aprile 2019 ed ha come scopo quello di raccontare e mettere a confronto il percorso di Terapia Occupazionale di due ragazzi con la sindrome di Dravet.

 

L'articolo si propone di dimostrare come in un percorso con due ragazzi con la Sindrome di Dravet, attraverso l'utilizzo dei modelli concettuali di Terapia Occupazionale - il Modello di Occupazione Umana (MOHO) e il Modello Vivaio (MOVI) , ogni percorso sia sempre individualizzato anche qualora l'obiettivo finale sia lo stesso. Confrontando i due casi, infatti, si può desumere che l’approccio è stato simile, iniziato per entrambi con un intervento individuale e conclusosi con un’esperienza di gruppo. 

L'obiettivo a lungo termine, condiviso con le famiglie, era: incrementare l'inclusione nel gruppo classe a scuola e sociale, affinando e potenziando la comunicazione, la collaborazione, il confronto e la partecipazione con i coetanei. La realizzazione di tale obiettivo è passata attraverso un percorso mirato ad “..individuare strategie nell’avvicinamento e nella collaborazione con altre persone, per orientarsi con più chiarezza nel proprio presente, passato e futuro favorendo l’organizzazione nel tempo e soprattutto per dare una maggiore sicurezza nell’affrontare il proprio quotidiano.”

Tale percorso è stato realizzato “..guardando i ragazzi nella loro globalità e non soltanto attraverso le loro difficoltà ….e ha riguardato non solo il saper fare (abilità) ma anche il saper essere (atteggiamento).” 

In conclusione, “…il percorso di Terapia Occupazionale ha consentito ai ragazzi di sperimentare il piacere di agire nonostante le limitazioni, restituendo loro la fiducia in sé stessi e sostenendoli nel risolvere con maggiori strumenti, serenità e capacità acquisite i problemi presenti nella propria quotidianità.”

 

Nell’articolo viene chiaramente descritto come “….. il Terapista Occupazionale, per raggiungere l’obiettivo principale non si focalizza solo sulle capacità della persona ma anche sull’ambiente, non solo quello fisico ma anche quello comunitario. Questa è una delle caratteristiche del Terapista Occupazionale: essere lì, accanto alla persona nel suo ambiente, per sostenerla nel ritrovare, costruire o ricostruire la propria identità, attraverso le occupazioni, nella comunità socio culturale in cui vive, tramite opportune strategie ed adattamenti ambientali (Bertholom 2017)”

E ancora, per chiarire meglio in quali ambiti la Terapia Occupazionale può promuovere la persona ed il suo essere,  “...In Terapia Occupazionale le occupazioni comprendono tutte le attività quotidiane (cura personale, studio o lavoro e tempo libero) che danno forma alle nostre abilità motorie e cognitive e alla nostra identità sociale. Questo aspetto viene amplificato se abbiamo l’opportunità di affrontare nuove esperienze che ci motivano, aprendo nuove possibilità di sviluppare delle nostre abilità in capacità….”

Chi è Yann Bertholom

Yann Bertholom, Terapista Occupazionale, lavora presso il Centro abilitativo per l'età evolutivà “Il Paese DI Oz” di Trento dal 1992. 

E' stato presidente dell'AITO (Associazione Italiana dei Terapisti Occupazionali) dal 2005 al 2008 e della SITO (Società scientifica Italiana di Terapia Occupazionale) dal 2013 al 2019. 

E' direttore scientifico del Giornale Italiano di Terapia occupazionale (GITO) dal 2013.

Il presente articolo è stato pubblicato sul n.1 di giugno 2019 della rivista semestrale LINEE EVOLUTIVE – Approcci e metodi nella disabilità psicofisica, edito dalla Cooperativa Sociale GSH Onlus di Cles (Trento), che offre servizi rivolti a persone con disabilità e alle loro famiglie, svolgendo, inoltre, attività di formazione e favorendo situazioni di inclusione sociale.