Storia di Filippo

Dopo tanti anni dalla mia prima gravidanza arriva lui, il mio dono del cielo (l'ho sempre chiamato così quando ancora era nella mia pancia) e poi d'improvviso il vaccino che viene somministrato al nono mese inizia l'incubo, a poche ore dalla somministrazione ti chiamano da casa che il bambino non respira, arrivi e vedi 118 auto medica e non capisco più che sta succedendo, il primo viaggio con il 118 a sirene spiegate è il primo ricovero in codice rosso e gli operatori che cercano di tranquillizzarti dicendo che lo fanno per evitare il traffico ma tu hai il tempo per realizzare e capire che non è così, cercano solo di tranquillizzarti, e qui l'incubo ha inizio, poi le volte successive utilizzi la tua auto perché sai che ci metti meno che ad attendere il 118, la seconda volta che siamo partiti per il pronto soccorso lui è diventato cianotico e in quel momento ho pensato che lo avrei perso, invece fortunatamente era 'solo ' un altra delle tante crisi, poi il susseguirsi dei ricoveri finché il neuropsichiatra che ci segue ha un'illuminazione e decide di sottoporlo all'esame del DNA, e tu ancora non capisci, a cadenza mensile ti ritrovi ricoverato, penso che sia la stessa sensazione che si possa provare su una zattera in balìa delle onde, dopo sei mesi finalmente se così si può dire arriva l'esito del DNA, tu sei lì per un ulteriore controllo e arriva la pugnalata ti viene detto " in via del tutto eccezionale sta arrivando qui per lei il professore responsabile del reparto del DNA"in quell'istante  capisci che non si pensa più a crisi benigne infantili, capisci che appena lui arriverà ti verrà data la sentenza, e se arriva un professore da un altro padiglione appositamente per te non saranno buone notizie, l'attesa sarà interminabile anche se in realtà non è trascorsa più di un'ora. E da questo momento la tua vita non sarà più la stessa, poi ti soffermi a pensare perché a me cosa ho fatto di male, poi con il senno di poi dici a me perché malgrado tutto Dio sa che avrei potuto affrontare e che forse son meglio di quel che penso, ora a distanza di 6 anni dalla diagnosi vivo senza sapere cosa aspettarmi, vivo di alti e bassi ovviamente sono una persona umana e darei la vita per la sua guarigione, i bassi arrivano con le crisi perché ti senti impotente, e quando sta bene pensi dai non ne arriveranno più l'incubo è finito.......poi ogni giorno ti alzi combatti e continui a sperare nel miracolo, questa è la mia vita " crederci sempre arrendersi mai".

Catia

Pubblicato il 10 maggio 2017