Dravet: novità sulla patogenesi

L’ipotesi che la sindrome di Dravet sia dovuta a un’alterazione dell’eccitabilità di un sottotipo specifico di neuroni inibitori – gli interneuroni PVIN – è piuttosto consolidata tra gli scienziati che si occupano della malattia. Tuttavia, uno studio pubblicato qualche mese fa sulla rivista Journal of Neuroscience sembra incrinare questa certezza. O meglio, i ricercatori del Children’s Hospital di Philadelphia (USA), guidati da Ethan Goldberg, hanno confermato le alterazioni di questi neuroni, ma solo nelle prime fasi dello sviluppo. Usando un modello di topo della sindrome di Dravet, Goldberg e collaboratori hanno dimostrato che la disfunzione dei neuroni PVIN è transitoria e rientra nella norma entro i primi mesi di vita. Questo suggerisce che un’alterazione temporanea di PVINs contribuisce sì alla comparsa iniziale dell’epilessia, ma non rappresenta il meccanismo di mantenimento delle crisi epilettiche per il resto della vita. 

Prende dunque piede l’ipotesi secondo cui alterazioni compensatorie in altre aree del cervello avvengano nel primo periodo post-natale e siano la reale causa dell’epilessia cronica e dei disturbi neurocognitivi nella sindrome di Dravet. 

Alla luce di queste scoperte, l’idea che i sintomi della Dravet possano essere eliminati semplicemente ri-esprimendo il gene SCN1A a livelli fisiologici non è più così ovvia. Maggiori ricerche sono necessarie per capire se la malattia sia reversibile e, in caso positivo, dove, quando e quanto l’espressione di SCN1A debba essere aumentata.

 

Fonte

Favero et al., 2018

https://www.jneurosci.org/content/38/36/7912.long